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Un vaccino da mungere

Nel 1977, per la prima volta nella storia dell'Umanità, una malattia veniva eradicata, cioè estinta dalla faccia della terra. In quell'anno, infatti, veniva segnalato all'Organizzazione Mondiale della Sanità l'ultimo caso di vaiolo in Somalia. Da allora sono trascorsi quasi vent'anni e, nonostante una cospicua taglia in dollari, posta sulla testa del vaiolo, nessuno ha più descritto alcun caso della terribile malattia.

Il merito dell'eccezionale e, finora unico risultato di questa portata, è della serendipità, che ha consentito al medico britannico Edward Jenner di realizzare la prima vaccinazione e teorizzarne l'importanza.

Quella di Jenner fu una serendipità a scoppio ritardato. Impiegò infatti vari anni per riuscire a venire alla luce. Mentre era studente di medicina, Jenner amava girare nei campi e osservare la vita dei pastori e degli animali. Parlando con una mungitrice, cui aveva chiesto del latte, portò il discorso sul vaiolo, che in quei giorni - siamo nel 1758 - stava mietendo molte vittime. La pastorella disse a Jenner che la terribile malattia non le dava alcuna preoccupazione, perché aveva già fatto il vaiolo vaccino - quello che colpisce le mucche - e che quindi era protetta nei confronti del vaiolo umano. Così almeno voleva la saggezza popolare. Jenner non fece caso più di tanto all'affermazione della pastorella, che gli tornò alla mente una ventina d'anni più tardi quando, ormai medico in carriera, si occupò del vaiolo. Capì allora l'importanza di quanto gli aveva detto la mungitrice: il vaiolo dei bovini proteggeva i pastori, rendendoli resistenti alla malattia umana. Perché allora non sfruttare questo fenomeno utilizzandolo per difendere tutti?

Espose la sua brillante idea a John Hunter, celebre medico del tempo, che però non gli diede retta, e anzi scoraggiò i buoni propositi di Jenner, il quale dovette arrangiarsi, e solo sul finire del secolo, nel 1796, decise di passare alla fase operativa. Aveva portato con sè a Londra, per studiarlo in laboratorio, il liquido estratto da alcune vescicole di vaiolo bovino, la cui forma provoca tipiche lesioni sulle mani dei mungitori. Nel maggio di quell'anno inoculò il liquido a un bambino di otto anni, James Phipps. Il piccolo sopportò bene l'iniezione e non ebbe alcun disturbo.

Dopo due mesi Jenner passò alla fase successiva dell'esperimento: richiamò James e gli iniettò del materiale infetto preso da un malato vaioloso. Il ragazzino non contrasse il vaiolo e dimostrò così la fondatezza dell'abduzione di Jenner.

Il successo del vaccino antivaioloso fu in tal modo assicurato. Jenner divenne una personalità quasi venerata e le sue idee fecero il giro del mondo, trovando accaniti sostenitori, a fronte di pochi detrattori. Tra questi ultimi, comunque, nessuno criticava il suo modo di agire, quanto piuttosto la fondatezza dei suoi risultati. Nessuno insomma si meravigliava dell'uso che aveva fatto Jenner del piccolo James Phipps, trattandolo al pari di una cavia su cui sperimentare. Non si sa che cosa avesse detto ai genitori e se li avesse resi edotti del pericolo cui andava incontro il loro figliolo esponendosi all'iniezione del vaiolo. Di certo, oggi, il comportamento di Jenner verrebbe stigmatizzato e censurato dalla comunità scientifica e non, rendendo in tal modo vani i risultati dei suoi esperimenti. Come sempre però occorre calarsi nella realtà del tempo, nella fine del Settecento, quando un comportamento del genere rientrava nell'assoluta normalità.

 

  

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