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Un nugolo di mosche scopre l'insulina

Il destino dei malati di diabete è cambiato radicalmente grazie all'amore delle mosche per le cose dolci.

Fin quasi al termine del secolo scorso la causa del diabete era sconosciuta, e di conseguenza non esisteva una terapia efficace contro la frequente malattia. Si sapeva che le urine e il sangue dei diabetici sono ricchi di zucchero, ma non si sapeva che cosa facesse aumentare lo zucchero a tal punto da danneggiare l'organismo. Fu un episodio di vera serendipità a risolvere il mistero che si trascinava da secoli. Correva il 1889 e a Strasburgo due ricercatori, Joseph von Mering e Oscar Minkowsky stavano studiando il ruolo svolto dal pancreas nella digestione. L'organo, in effetti, produce alcune proteine (gli enzimi pancreatici) capaci di demolire i cibi ingeriti, siano essi di natura proteica o lipidica. Nel tentativo di stabilire l'importanza del pancreas nella digestione, i due pensarono di togliere l'organo a un cane, per studiarne poi il comportamento. Il giorno seguente all'intervento, un assistente attirò l'attenzione di von Mering e Minkowsy sulle urine del cane, attorno alle quali si era concentrato un nugolo di mosche. Il particolare incuriosì i due ricercatori, che rimasero colpiti dallo strano comportamento degli insetti. Analizzarono le urine, e scoprirono che erano piene di zucchero come lo sono quelle di un malato di diabete. Collegarono allora l'osservazione fatta con le conoscenze sul diabete, e ipotizzarono che la sottrazione del pancreas rendesse l'animale diabetico. Il pancreas, in altre parole, doveva produrre qualche secrezione indispensabile per controllare l'utilizzo dello zucchero da parte dell'organismo. Il diabete, anche nell'uomo, era quindi dovuto a un difetto nel funzionamento del pancreas e in particolar modo della sua secrezione endocrina. (Non bisogna dimenticare che il pancreas è una ghiandola con una duplice attività secretoria: una esocrina, che viene cioè buttata all'esterno, in questo caso nel tubo digerente, ed è quella utile per i processi digestivi; e una endocrina, od ormonale, che non arriva all'esterno, ma entra nel circolo sanguigno e regola il metabolismo degli zuccheri). In molti cercarono di isolare la fantomatica secrezione, ma altrettanti fallirono. Passeranno, infatti, oltre trent'anni prima che un medico, Frederick Banting, e uno studente in medicina, Charles Best, riescano nell'intento. Isolarono una sostanze che, iniettata ai cani resi diabetici, li riportava alla normalità, eliminando lo zucchero in eccesso dal sangue e dalle urine. John MacLeod, nel cui laboratorio dell'Università di Toronto i due lavoravano, fu moto interessato ai loro studi e suggerì anche il nome della nuova molecola. Poichè era prodotta dalle isole pancreatiche, regioni ben definite del pancreas che producono ormoni, consigliò di battezzarla insulina.

La sostanza ottenuta da Banting e Best nel cane fu estratta e purificata successivamente anche dal pancreas dei bovini. E proprio l'insulina bovina venne utilizzata per la prima volta nell'uomo. A fungere da cavia consenziente fu un amico di Banting, esasperato dal proprio diabete. Dopo le iniezioni di insulina la sua salute migliorò nettamente, dando il via a una nuova era nella terapia del diabete. Fino ad allora, infatti, l'unica cura possibile era la dieta, che doveva essere rigida e moderata. Gli accorgimenti di tipo restrittivo nell'alimentazione facevano migliorare il quadro clinico, ma non ottenevano grossi risultati, a lungo andare.

L'avvento dell'insulina cambiò il destino di tanti malati, trasformando la loro vita.

La scoperta dell'ormone era tanto importante da consentire a Banting e MacLeod, con il disappunto di Best, tagliato fuori dai due, di ricevere il premio Nobel per la medicina e la fisiologia due soli anni dopo la loro scoperta. Un record di rapidità rimasto ineguagliato, vista l'usuale lentezza degli accademici svedesi nel riconoscere il merito dei premiati.

Un Nobel che ha in fondo il sapore della serendipità, anche se non è stato assegnato ai due ricercatori tedeschi che, di fronte a un po' di urine assalite dalle mosche, invece di proseguire gli esperimenti noncuranti dell'insignificante episodio ne hanno colto l'importanza, svelando una delle funzioni più importanti del pancreas.

  

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