RASSEGNA STAMPA

2 LUGLIO 2000
ARMANDO MASSARENTI
Logica della scoperta casuale
Non tutti possono essere fortunati come Amo Penzias che scoprì la radiazione cosmica di fondo riparando un'antenna, e che della casualità della scoperta ha fatto una vera e propria filosofia (l'importante, sostiene, è che ai ricercatori venga lasciato il loro "angolo di disordine" dove possano fare del sano bricolage). Ma al tempo stesso non è ancora chiaro se, per citare una delle più promettenti imprese scientifiche odierne, gli studi sul genoma abbiano beneficiato, o potranno beneficiare in futuro, più di una politica di pianificazione della ricerca che di una grande libertà negli approcci. Il fatto è che, probabilmente, questa è una falsa alternativa. Se si guarda a come sono andate le cose, nella maggior parte dei casi, nella storia della scienza, ciò che si dovrebbe auspicare è un equilibrio tra questi due aspetti: la capacità di fare progetti, guardando in direzioni ben definite, e la capacità di cogliere al volo i frutti del caso. Anche con il genoma umano in fondo le cose, grosso modo, stanno andando così.
Robert K. Merton ha ben presente questo equilibrio, come dimostra il suo Viaggi e avventure della Serendipity, un libro quasi dimenticato dall'autore, rispuntato fuori quando il Mulino nel 1990 pubblicò (con introduzione di Umberto Eco) uno dei libri sulla storia della scienza più belli, spassosi e ironici. Sulle spalle dei giganti, un divertissement scritto nello stile felicemente divagatorio del Tristram Shandy di Sterne, che prendeva le mosse dalla frase di Newton "se ho visto così lontano è perché stavo sulle spalle di giganti".
In una nota Merton faceva riferimento a un suo manoscritto mai pubblicato, ora dissepolto e pronto per la pubblicazione. Si tratta appunto del libro sulla Serendipity, altro divertimento 'shandiano', che ripercorre le tracce della parola, del concetto, dell'uso e degli slittamenti di significato che ha avuto nel mondo letterario e scientifico, da quando il termine fu coniato da Walpole nel 1754 fino al 1958, anno di stesura del testo, quando era già usato da umanisti, filosofi, scienziati, economisti, pubblicitari.
La serendipity descrive quel processo - assai comune anche nella vita quotidiana - che porta a scoperte inaspettate cui si giunge mentre si cercava, si pensava, o si sperimentava, in tutt'altra direzione e con tutt'altri fini.
Un processo che economisti come Schumpeter o scienziati come Penzias ritengono essenziale per spiegare le straordinarie capacità innovative dell'economia capitalistica da un lato e dell'impresa scientifica dall'altro. Ma basti pensare che Penzias, ai tempi della sua scoperta, lavorava alla Bell per capire quanto quei due mondi siano intrecciati tra loro.
La 'serendipità' ha portato alla scoperta di leggi scientifiche fondamentali, come la legge sulla gravità universale di Newton e il principio di Archimede (nella famosa vasca da bagno da cui usci gridando "Eureka!"), l'elettromagnetismo e la già ricordata radiazione cosmica di fondo. Ma l'effetto 'sorpresa', nell'attuale apparato scientifico-tecnìco, si è moltiplicato prendendo mille strade diverse, permettendo di spiegare la nascita di ritrovati tecnologici, piccoli o grandi, come il nylon, la Pentola antiaderente, il velcro, il post-it, ecc. Per non contare gli "Eureka!" di cui è costellata la storia della Medicina e della farmacologia. L'ossigeno e l'anestesia (legate al chimico Priestley), il chinino, i dolcificanti, l'insulina, l'Lsd, il Pap test, la penicillina: nessuna di queste scoperte era stata programmata. Ma non si può neppure dire che siano state frutto solo del caso. La verità piuttosto è che, come suggeriva Pasteur, "la sorte favorisce le menti preparate".
La fortuna gioca davvero un ruolo fondamentale, ma può essere colta solo da menti sagaci e addestrate: come quelle dei tre principi, figli del re dell'isola di Serendippo, che dopo essere stati educati dai più grandi saggi del tempo, coltissimi ma privi di esperienza, furono mandati dal padre in terra straniera per provare le difficoltà del mondo reale. Sarà il loro spirito di osservazione, in questa favola persiana da cui deriva il termine Serendipity, a guidarli nelle loro avventure, permettendo loro di scoprire cose inaspettate e curiose, ma anche mettendoli nei guai. Guai da cui si sapranno però uscire fuori con onestà e intelligenza. Delle sorprese, infatti, anche di quelle spiacevoli o pericolose, non bisogna avere troppa paura. Piuttosto per la ricerca scientifica - oggi, soprattutto in Italia - ci sarebbe proprio bisogno di un facoltoso re di Serendippo, che abbia il coraggio di donare alle sue menti migliori un po' di quella libertà da cui dipendono così strettamente le scoperte più utili e sorprendenti.
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