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Boccate d'ossigeno

Una candela rimasta accesa. E' questo lo strumento usato dalla serendipità per far scoprire l'esistenza dell'ossigeno, attraverso la capacità di osservazione, a un pastore della Chiesa anglicana della fine del Settecento, il celebre Joseph Priestley.

In odore di eresia per le sue idee in campo religioso, Priestley coltivava un passatempo scientifico, che lo portò a scoprire, oltre all'ossigeno, l'anidride carbonica e la soda. Era l'hobby della chimica.

Per soddisfare la propria passione, si era fatto costruire una lente grossa e potente, per concentrare i raggi del sole e portare ad altissime temperature le sostanze da analizzare. In particolare, per studiare i gas, aveva messo a punto un sistema completamente nuovo: poneva la sostanza da esaminare su una superficie di mercurio liquido in un contenitore di vetro sigillato, che veniva poi riscaldato dai raggi solari concentrati. I gas prodotti durante il riscaldamento si raccoglievano sopra il mercurio.

Tra le tante sostanze che mise alla prova dei raggi solari ci fu l'ossido di mercurio che, sotto l'azione del calore, produsse un gas incolore, che si depositò sopra lo strato di mercurio liquido. La prima cosa che Priestley fece, avendo davanti a sè una candela accesa, fu di cimentarne la fiamma con il gas prodotto dalla reazione. Con stupore osservò che la fiamma, invece di spegnersi come era accaduto molte volte con altri gas, si rinfocolava, diventava più viva. "Se io non avessi avuto quella candela davanti" ricordava Priestley "probabilmente non avrei mai fatto quella prova che mi consentì di scoprire la nuova aria... L'osservazione degli eventi che derivano da fatti casuali è spesso più importante (nella scienza) di quelli nati da un disegno prefissato o da una teoria preconcetta".

Priestley scoprì anche che la nuova aria poteva allungare la vita: un topo chiuso sotto una campana di vetro in presenza del gas viveva il doppio rispetto a un suo "collega" posto sotto la campana in presenza di aria non arricchita d'ossigeno. Decise allora di provare su se stesso gli effetti dell'ossigeno e notò che l'inalazione del gas non causava alcun danno apparente, e aveva anzi un unico piacevole effetto di benessere, e di aumento delle forze che, secondo il reverendo, si sarebbe potuto sfruttare a scopo ricreativo (non per niente Priestley fu anche lo scopritore del gas esilarante.

Qui si fermarono le indagini di Priestley, che parlò delle sue osservazioni al più grande chimico dei tempi - si potrebbe dire anche di tutti i tempi - il francese Laurent Lavoisier, che colse immediatamente l'importanza della scoperta di Priestley. Dopo averlo studiato, battezzò il nuovo gas ossigeno, cioè generatore di acido, partendo dal presupposto scorretto che tutti gli acidi contenessero l'ossigeno.

 

  

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