L'IDRAULICA Leonardo si applica con
continuità ed originalità allo studio delle acque: molti disegni ed
osservazioni sull’argomento si trovano sparsi nei vari codici e
l’idea di sistemare questa lunga esperienza in un trattato percorre
la sua mente a più riprese anche se poi il progetto si arresta
appena agli inizi. E’ probabile che la fascinazione delle acque sia
in lui fin dalla giovinezza e che già in Firenze, nella bottega del
Verrocchio, abbia avuto qualche esperienza con le fontane, ma è
certo che il soggiorno in Lombardia gli apre possibilità
d’applicazione sconosciute in Toscana.
In Lombardia, infatti,
per ragioni idrografiche, esiste fin dall’antichità un’avanzata
pratica di canalizzazione e Leonardo, in qualità d’ingegnere ducale,
deve applicarsi a questo fondamentale problema delle acque dalla cui
regolamentazione dipende non solo l’agricoltura ma anche la
possibilità di muovere macchine e mulini. Dall’attenta osservazione
dello scorrere dei fiumi, Leonardo ricava parecchie considerazioni
sul movimento, sull’erosione, sullo scorrimento in superficie e in
profondità, spesso aiutandosi con modellini di legno o vetro di
canali dove far scorrere l’acqua. I risultati di tali esperienze
vengono applicati ai problemi pratici della canalizzazione e sono
molti i disegni di paratie, portelli, conche con porte mobili,
rimaste nei codici.
Il pensiero di Leonardo spazia poi più
ampio fino a progettare l’intervento diretto sulla natura con
l’apertura di un grande canale navigabile che, deviando l’Arno,
avrebbe dovuto collegare Firenze al mare servendo la zona di Prato,
Pistoia, Serravalle e garantire l’ambito sbocco sul Tirreno. Ed
altri ambiziosi progetti idraulici vengono pensati per il Veneto
quando si prevede di allagare la vallata dell’Isonzo in caso
d’invasione turca e per il Lazio quando il papa Leone X lo consulta
per la bonifica delle paludi Pontine. Affascinato dall’idea di far
muovere l’uomo sopra e sotto l’acqua, Leonardo disegna galleggianti
e respiratori e non trascura la possibilità di far muovere con
speditezza le imbarcazioni perfezionando la forma dello scafo ad
imitazione della forma dei pesci oppure azionando dall’interno della
nave meccanismi che muovano pale.
Esigenze belliche lo
convincono dell’utilità di un’imbarcazione a doppio scafo per
cautelarsi da eventuali danni ch’egli d’altra parte pensa di
procurare al nemico con dispositivi a vite per sfasciare ed ancorare
nascostamente al fondo le carene delle navi, affidando l’impresa ad
uomini equipaggiati di scafandro. L’approvvigionamento dei centri
urbani, la necessità di svuotare conche o aree paludose impegnano
Leonardo nel perfezionamento di macchine e pompe che fin
dall’antichità erano conosciute: “viti d’Archimede” e ruote ad acqua
riempiono le pagine dei codici di Francesco di Giorgio Martini ed
altri ingegneri del tempo ma trovano in Leonardo una compiutezza
grafica e funzionale ad altri sconosciuta.
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